La lotta per l’indipendenzia della Bretagna non consiste solo in una lotta politica, ma anche e sopratutto in una lotta morale e uno scontro di valori.
L’essenzia della nostra lotta si trova in questa constatazione : Chi lo capisce ci capisce** un rifiuto. La Francia voleva rappresentare la Repubblica, una forma della morale. Invece, la Francia trasmette della imagini, dei valori e sopra tutto una realtà.
La realtà della Francia. La Francia che sarebbe Parigi,l’esilio de la gioventù al dila della circonvallazione, il parigino che viene ogni anno visitare la sua riserva di « zoccoli » tra giugno e settembre; i 50 treni che viaggiano verso Parigi e i 2 treni al mese che arrivano a Pontivy, nella stazione di Rennes. La Francia sarebbe un « va a cercare del lavoro a parigi, ne troverai più facilmente; la parola « provincia », il bel babbeo che presenta la meteorologia per televisione « con l’accento » e il papavero sulla giacca; le targhe « 75 » nelle pubblicità; la Francia sarebbe anche il muso doppo l’ebbrezza del 81, gli anni « Mitterand », la sinistra « caviale », la destra manganello, la sinistra « cigaretta di droga » la corruzione, i loro anni « soldi », i nostri anni di prigione; i « Frankiz evit kabon » scritti sui muri quando eravamo bambini, « libertà per i prigionieri politici bretoni » che raeliziamo noi stessi ogni 15 anni quando il ballo ricomincia.
Beh, guarda una scritta « 44= BZH » che incontra un autoblu e guadagnamo una serata intera ad aspettare davanti al commissariato per chi è fortunato e in cella per chi lo è meno. Pero la Francia è ugualmente rappresentata dai « cuginetti », piccoli agricoltori rovinati dalle bevande alcolizzate, il « credit Agricole » e le quote condamnate per « inadequazione » e che non avranno mai riuscito ad ammirare il fuoco artificiale del 2000. In Francia, ci sono i motocoltivatori sempre più imponenti e i conti in banca sempre più nel rosso. La Francia conosce la rimembranza e i vicini che si sputtano alla faccia per un framento di campagna. La Francia usa anche la parola « dialetto », la parola « prefetto », la parola « petrolio » e la parola « ecotaxe » con i portici decorati di 72 telecamere.
Ah! la francia è anche quel gabbiano del « Amoco », il famoso gabbiano che prova a volare e finisce per affondare nel suo mare di petrolio. In Francia, ci sono anche i supermercati con i parcheggi giganti, le case popolare orrende e la felicità di chi ha fatto costruitre la sua casa uguale uguale a quella del vicino nel condominio « Kerqualchecosa ». E poi ci sono i movimenti della Gioventù cristiana poco raccomendabili, i condomini urbani uguali a quelli del film « la vigilia di Natale de Fred ». In Francia ci si trova anche l’appartamento sporco per le vacanze nella residenza « costa bella » di Port Navalo, affitato al « pervenuto » o al parigino che viene nominato in tutte le reunioni di famiglia.In Francia ci sono i « Pays de Loire » e il ritornello « ma cosa potete fare o volete fare, voi altri, senza la Francia ?he? he? », il ritornello « io me ne vado a Parigi, perchè qui non c’è proprio niente ! »; altro ritornello: » il bretone ? il gallo ? ma non servono a nulla. Impara piutosto l’inglese ». La francia è il « kidnapping » della parola « repubblica », la storia fantasia di Jules Michelet, le menzogne della guerra d’Algeria, d’Indocina, di Madagascar, del Tciad, gli assassinati criminali, le armi vendute alla metà dell’Africa perche possa eliminare l’altra metà, Charles Pasqua, Bethencourt, Sarkozy, Tapie, Ayrault
Mael Pellan
Traduction : Joelle Sattin Lovat
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